Il problema è che spesso ce ne dimentichiamo e, non appena qualcuno ce ne fornisce l’opportunità, sfoderiamo gli artigli e ci trasformiamo in critici degni di un’ospitata nel peggior salotto televisivo italiano. Ecco perché difficilmente mi sbaglierò se affermo che probabilmente anche tu, caro lettore, nella vita sei stato bersaglio di critiche più o meno costruttive e, in più di un’occasione, ti sei poi trovato a rimuginare sulla tua reazione iniziale e su quanto avresti voluto comportarti diversamente.
Se ti sei riconosciuto nella situazione che ho appena descritto rallegrati: sei capitato nel post giusto. Tra poche righe, infatti, ti darò una serie di consigli che potrai mettere in pratica per uscire sereno e vincente dal confronto, la prossima volta che ti troverai in una situazione… critica!
Prima di entrare nel cuore dell’argomento devo tuttavia premettere che esistono due diverse tipologie di critica che potresti sentirti rivolgere e che ti spiegherò come affrontare: la prima è una critica espressa contro le tue idee o le tue azioni (ad esempio “non sono d’accordo”, “secondo me sbagli”) mentre la seconda, decisamente più difficile da gestire, consiste in un giudizio negativo rivolto alla tua persona (es. “sei un incapace”, “sei uno sciocco”).
Ma procediamo con ordine…
Come gestire una critica rivolta alle tue idee o alle tue azioni
Ripensa per un attimo all'ultima volta che qualcuno ha criticato un tuo parere o qualcosa che hai fatto: come hai reagito? Con ogni probabilità avrai tentato di difenderti, sparando a raffica una serie di argomenti a sostegno del tuo punto di vista. Si tratta di una reazione del tutto naturale ma, sfortunatamente, di scarsissima efficacia e potenzialmente rischiosa. Spesso, infatti, tra le argomentazioni che adduci in tua difesa, si nascondono insospettabili spunti per ulteriori critiche da parte dei tuoi interlocutori… provare per credere.
Che cosa fare allora? In realtà la soluzione è così semplice che potrebbe addirittura sembrarti banale (almeno finché non la sperimenterai!)… Basta porre una domanda amatissima dai bambini di quattro anni di tutto il mondo: “PERCHÉ?”.
E te lo chiedo io per prima: perché, dopo aver esposto un’idea o un progetto cui magari lavori da tempo, dovresti permettere a qualcuno di criticarti senza esplicitarne il motivo? Non pensi che sarebbe meglio costringere il critico a giustificare la propria opinione, prima di salire sul banco degli imputati a difendere il tuo operato? Tanto più che in questo modo otterrai un duplice risultato: innanzitutto metterai subito con le spalle al muro i cosiddetti “bastian contrario”, insopportabili e onnipresenti personaggi che sembrano avere come missione nella vita criticare il prossimo, solitamente senza validi motivi oltre al piacere che provano nel contrariare un altro essere umano. Di fronte al tuo spiazzante “perché?” queste persone non sapranno cosa rispondere (dato che “per principio” non è una motivazione che possano far valere) e saranno costrette ad un imbarazzante dietrofront.
L’altro risultato positivo che otterrai con la “tecnica del perché” sarà di doverti difendere (nel caso in cui il tuo interlocutore porti elementi concreti a sostegno del proprio punto di vista) solo da critiche ben precise. Va da sé che la cosa avverrà in maniera molto più semplice ed efficace se, prima di affrontare un potenziale detrattore, ti sarai messo per un attimo nei suoi panni e avrai pensato a tutte le possibili obiezioni che potrebbe sollevare, preparandoti a confutarle con argomenti convincenti.
Ti assicuro che la strategia che ti ho suggerito ti permetterà di cavartela nella maggior parte dei casi, ma ho il dovere di avvertirti che, per quanto ti prepari a ribattere e controbattere, esiterà sempre l’eventualità che tu possa perdere un confronto. Dopotutto sei un essere umano e, come tale, sei destinato a fare degli sbagli. Se qualcuno te li farà notare, incassa il colpo, ringrazia e ricorda: la possibilità di migliorare passa dalla consapevolezza delle proprie debolezze.
Come gestire una critica rivolta alla tua persona
Passiamo ora al peggior tipo di critica che una persona possa ricevere: un giudizio negativo su di sé. A questo punto voglio spezzare pubblicamente una lancia a favore di chi, di fronte a un’affermazione del tipo “sei un povero incapace” dovesse rispondere con un piccato “e chi saresti tu per giudicarmi, ***?” (al posto degli asterischi, inserire turpiloquio a piacimento).
Ritengo sia infatti nostro diritto pretendere che le persone si limitino a criticare le nostre azioni, lasciando stare ogni forma di giudizio sulla nostra persona nella sua interezza. Devo però aggiungere che se, come inevitabilmente accadrà, qualcuno non dovesse rispettare questo nostro diritto, una scazzottata alla Fight Club per difendere la nostra dignità lesa non è sempre la soluzione migliore. Potremmo anche uscirne vincenti ma, una volta che avremo pestato il nostro collega, capufficio o vicino di casa, avremmo forse ottenuto qualche risultato positivo (a parte la soddisfazione momentanea di vederlo a terra sanguinante)? Sicuramente no, allora meglio tentare la via diplomatica che, credimi, è infinitamente più semplice e non necessariamente meno soddisfacente.
In cosa consiste questa via? Ancora una volta, in un’unica, semplice domanda: “PERCHÉ?”. Mettiamo che qualcuno ti dia, come abbiamo ipotizzato sopra, del “povero incapace”. La prossima volta perché, invece di scoppiare in lacrime, iniziare con una sfilza di giustificazioni o tirargli un pugno, non provi a chiedergli serenamente “perché pensi che sia un povero incapace?”. Il tuo interlocutore rimarrà molto probabilmente spiazzato dalla compostezza e dalla pacatezza della tua reazione e sarà costretto a rimettere in moto l’emisfero sinistro del cervello (quello in cui ha sede il pensiero razionale) per trovare una motivazione sensata alla propria critica. Insomma, ancora una volta sarà lui a doversi giustificare, non tu, e già questo mi pare un bel risultato. Poi, una volta che il tuo interlocutore avrà espresso le motivazioni che l’hanno spinto a criticarti in modo così duro, potrai passare a difendere il tuo operato (se hai degli argomenti validi) o incassare il colpo e cercare una soluzione (se effettivamente sei in torto). Anche in quest’ultimo caso sarai comunque uscito vincente dal confronto, perché sarai riuscito a riportare la critica sul piano delle idee, spostandola dalla tua persona.
Sorrido mentre scrivo questo post, perché so già che qualcuno starà pensando che il suo capo/vicino/marito/moglie/allenatore di pallacanestro non è tipo da rispondere con garbo alle richieste di spiegazioni. No! L’individuo in questione, di fronte a una reazione da monaco zen, diventerebbe ancora più offensivo, specialmente in presenza di un po’ di pubblico davanti al quale dare spettacolo.
Lo so, purtroppo esistono anche persone con cui è impossibile avviare un confronto costruttivo o anche solo civile. L’importante, in questo caso, è non cedere all’impulso di abbassarsi al loro livello (ricambiando aggressività e insulti) o a quello di ignorarli (perché diventerebbero ancora più bellicosi). Meglio insistere nel tentativo di riportare la discussione sul piano razionale: l’aggressore verbale prima o poi si calmerà o, stanco di vedere che non raccogliamo la sfida, si allontanerà borbottando con la coda tra le gambe. Chiunque abbia assistito allo spettacolo non avrà dubbi su chi sia uscito vincente dal (mancato) confronto: noi, gli SSC, Superiorissimi Signori della Calma.
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