Timbro
Detto anche “colore della voce”, il timbro è unico per ogni essere umano e dipende dalle caratteristiche delle corde vocali e delle cavità sopralaringali, nonché dalla tonicità muscolare di lingua, velo e diaframma. In altre parole il timbro vocale è lo strumento di cui siamo dotati e produce un suono diverso (e difficile da modificare) per ognuno di noi.
Alcune voci sono “flauti”, altre “pianoforti” e, se e la tua voce è un pianoforte, per quanto ti sforzi, difficilmente potrai farne uscire il suono di un flauto. Il mio consiglio? Accontentati dello strumento che hai e impara a suonarlo al meglio! Come? Attraverso un utilizzo corretto di respirazione, tono, volume, ritmo e pause.
Respirazione
La respirazione corretta, quella che dà maggiore profondità e pienezza alla nostra voce, proviene dalla parte bassa dell’addome, due o tre centimetri sotto l’ombelico. Allenati perciò a parlare adottando una respirazione basso-addominale: così facendo sforzerai meno la gola ed otterrai una voce più piena ed un timbro vocale più basso.
È vero: poche righe più in alto ti ho invitato a non cercare di modificare il tuo timbro vocale. Questo perché, impegnando tutta la tua energia nel controllare la voce in modo artificioso, rischieresti di sottrarla ad elementi di maggior rilevanza all’interno del tuo discorso. Tuttavia, gli studi dimostrano che i timbri più gradevoli all’ascolto sono quelli bassi, pieni, “caldi” perciò, se puoi, sforzati di usare la tonalità più bassa del tuo timbro di voce quando parli in pubblico, aiutandoti con una respirazione corretta.
Tono
Spesso confuso con il volume, il tono di voce si riferisce al modo in cui moduliamo la voce, nel parlare o nel leggere, in rapporto con il contenuto logico delle parole che pronunciamo e con i sentimenti e le intenzioni che vogliamo esprimere attraverso tali parole.
Ovviamente, il nostro tono di voce deve essere coerente con ciò che stiamo dicendo, o il nostro messaggio perderà efficacia e credibilità. Immagina che qualcuno ti dica che è felice con un tono di voce triste: gli crederesti? Penso proprio di no, ed è per questo che, a seconda dei casi, dovrai rafforzare il tuo messaggio “verbale” adottando un tono triste, allegro, arrabbiato, aggressivo, divertito, entusiasta e comunque sempre coerente con le tue parole. Quando ti cali nel ruolo di speaker, ti consiglio di esprimerti con un tono di voce sicuro ed empatico, che trasmetta sincerità, entusiasmo, interesse e convinzione.
Volume
Il volume della voce è la sua frequenza, che può andare dal sussurro all’urlo acuto. Un bravo speaker dovrebbe parlare a un volume di voce sufficientemente alto da farsi sentire senza sforzo da tutti i presenti. Quando si rivolge a un gruppo di venti o trenta persone, non dovrebbe neppure avere bisogno del supporto di un microfono, purché la sua voce non provenga dalla gola (nel qual caso si stancherà presto).
Il microfono infatti ha due difetti: falsa il suono della voce, nel caso in cui lo speaker non lo mantenga alla giusta distanza dalla propria bocca e dalle casse di risonanza, e, se è un microfono “gelato”, terrà una mano dello speaker costantemente occupata, impedendogli una gestualità corretta.
Di fronte ad un pubblico numeroso, tuttavia, è sempre meglio poter contare sul supporto di un microfono che consenta al pubblico di sentire la voce dello speaker senza difficoltà e allo speaker di parlare a lungo, senza sforzare troppo la voce. Le soluzioni migliori? Un microfono “ad archetto” o un microfono “a spillo”!
Se poi non sei certo di utilizzare un volume di voce corretto, chiedi a un amico di mettersi in fondo alla sala in cui farai il tuo intervento e varia il volume della voce fino a che lui non riuscirà a sentirti bene. Quando avrai trovato il volume “di base”, ricordati che abbassando leggermente la voce aumenterai il coinvolgimento emotivo del pubblico, mentre alzando il volume creerai pathos ed aumenterai anche il coinvolgimento “fisico” di chi ti ascolta. Fa attenzione, però, a servirti di questi trucchi con parsimonia, per conservarne l’efficacia.
Ritmo
Il ritmo di voce è dato dalla velocità con cui pronunciamo le parole, dalle escursioni tonali e dalle pause. Un bravo speaker non dovrebbe parlare in modo troppo lento e monotono (a meno che non stia presiedendo una seduta di ipnosi o training autogeno) ma dovrebbe variare tono, ritmo e volume di voce al fine di mantenere viva l’attenzione del pubblico.
Alcuni speaker professionisti parlano addirittura secondo un ritmo prestabilito ma, se sei un oratore alle prime armi, ti consiglio di dare incisività al tuo discorso “calcando” le parole più significative, quelle che sottolineeresti o scriveresti in maiuscolo se il tuo discorso fosse scritto.
Quando invece il tuo pubblico si riduce ad un singolo interlocutore, le tue variazioni di tono, ritmo e volume (dette anche escursioni tonali) devono rispecchiare quelle della persona con cui stai parlando. Noi, infatti, tendiamo a preferire voci simili alla nostra. Una persona che parla molto in fretta, ad esempio, tende a mal sopportare le persone che parlano lentamente ed è tentata di concluderne parole o frasi per riportare la conversazione ad un ritmo più vicino al proprio. Lo stesso accade con le persone che tendono a parlare a voce bassa e si trovano ad interagire con persone che hanno la tendenza ad urlare: la comunicazione risulta fastidiosa.
Le persone, quindi, più o meno inconsciamente, scelgono i loro interlocutori non solo sulla base di ciò che dicono, ma anche e soprattutto per come lo dicono. Hai mai notato che, all’interno di un gruppo di amici, i componenti tendono a parlare in modo simile? Sì? Allora sappi che, per aumentare l’efficacia del tuo messaggio, devi sforzarti di ricreare questo meccanismo “artificialmente”, ricorrendo ad una tecnica nota in PNL con il nome di mirroring (rispecchiamento).
Ricorda comunque che, in generale, un ritmo di voce lento e ricco di pause può favorire la riflessione e il processo di memorizzazione nei partecipanti, ma, come ti dicevo poco fa, può anche farli addormentare. Ecco perché ti consiglio di fare sempre attenzione a non esagerare con la lentezza e a non abusare delle cosiddette “pause teatrali”.
Allo stesso modo, evita anche le “mitragliate” stile Enrico Mentana o Paolo Bonolis, perché rischi di non articolare bene tutte le parole e di diminuire così la capacità del pubblico di seguire il tuo discorso e di prendere appunti.
Pause
Abbiamo accennato all’utilizzo delle pause parlando del ritmo vocale, poiché la pausa è il momento in cui il ritmo della voce si spezza per consentire a chi ascolta di elaborare quanto ha appena sentito.
Da parte mia, ti suggerisco di aggiungere una breve pausa nel tuo discorso ogni volta che introduci un argomento nuovo o di particolare importanza, in modo da sottolineare il passaggio ad una nuova fase dando al pubblico il tempo di “registrare” il cambiamento. Per questo stesso motivo, ti consiglio di inserire una pausa al termine di ogni affermazione importante, consentendo a chi ti ascolta di prendere nota delle tue parole sia mentalmente che materialmente.
Se poi sei un tipo timido e ogni tanto, sopraffatto dall’emozione di parlare in pubblico, sei colto da un “vuoto di memoria”, l’aver utilizzato delle pause in precedenza ti aiuterà a camuffare meglio la pausa forzata dovuta alla temporanea mancanza di parole…
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