CHIARA MOLETTA - PUBLIC SPEAKING
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speaker si diventa

I 7 Peccati Capitali del Public Speaking

24/10/2015

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I 7 peccati capitali del Public Speaking
Il Public Speaking è come una religione: ha i suoi comandamenti ed i suoi vizi capitali.
Nel post precedente ti ho elencato i Dieci Comandamenti che ogni bravo speaker dovrebbe rispettare per ottenere una performance di successo. Oggi, invece, è giunto il momento di farti conoscere i sette peccati capitali che condannano al fallimento qualunque tentativo di parlare in pubblico.


I. Accidia: ossia “affidarsi all’improvvisazione” perché troppo pigri per prepararsi.

II. Invidia: credere che i grandi oratori siano tali esclusivamente perché possiedono un talento innato.
A questo proposito ti ho già spiegato che speaker non si nasce, ma si diventa!

III. Lussuria: immaginare il pubblico nudo per sentirsi meno intimoriti al momento di affrontarlo.
Oltre ad essere poco carino nei confronti del tuo pubblico, un simile pensiero potrebbe distrarti o addirittura lasciarti sfuggire qualche risatina poco opportuna, che i presenti in sala potrebbero interpretare come un segnale di scarsa serietà.

IV. Gola: riempire il proprio discorso di slide, fatti, cifre e statistiche per apparire più preparati.
L’imperativo è, al contrario, “togliere, togliere, togliere”, lasciando spazio solamente ai concetti che il pubblico dovrebbe poter ricordare dopo la fine del discorso.

V. Avarizia: continuare a parlare oltre il tempo stabilito.
Anche questo, come l'arrivare impreparati, è un segnale di scarso rispetto e scarsa professionalità.

VI. Ira: reagire in modo aggressivo alle critiche o alle domande del pubblico.
Un atto di comunicazione, per essere tale, ha bisogno dell’intervento attivo di due persone ed è efficace solo quando chi si trova nel ruolo di destinatario ha compreso appieno il messaggio che gli è stato trasmesso. Ecco perché devi sempre accettare critiche e domande da parte del pubblico, anche quando ti sembrano “sciocche” o “irrilevanti”. Tanto più che, se liquidi come irrilevanti gli interventi dei tuoi interlocutori, commetti un secondo peccato capitale, l'ultimo di questa lista.

VII. Superbia: ossia considerare se stessi più importanti o migliori del pubblico.
Se la vedi così, faresti meglio a parlare unicamente con te stesso di fronte ad uno specchio. Un bravo speaker, infatti, sa che le aspettative, le richieste e le esigenze del pubblico devono essere la sua priorità.
 
Se vuoi saperne di più, ti invito a leggere il post di Andrew Dlugan intitolato “The seven deadly sins of Public Speaking”, che mi è servito da ispirazione per questo breve post.
Se invece hai deciso che è giunto il momento di metterti alla prova come oratore, ti ricordo che sono aperte le iscrizioni al corso di Public Speaking Base che terrò sabato 21 novembre 2015, a Bassano del Grappa. 
Arrivederci al prossimo post! 
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I Dieci Comandamenti del Public Speaking

18/10/2015

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I dieci comandamenti del Public Speaking
La Bibbia ci racconta che Mosè salì sul Monte Sinai e ricevette da Dio le Tavole della Legge, i famosi 10 comandamenti. Cosa c’entra Mosè con il public speaking, ti starai chiedendo? C’entra, c’entra… prima di tutto perché Mosè aveva così tanta paura di parlare in pubblico che chiedeva al fratello Aronne di parlare al posto suo e, in secondo luogo, perché anche il mio post parla di comandamenti. Non dei comandamenti della Bibbia, ovviamente, ma di quelli del Public Speaking: un decalogo di regole sempre valide grazie alle quali ti guadagnerai, se non il Paradiso, almeno un bell’applauso!

  1. Preparati: arrivare impreparato di fronte al pubblico è uno dei “peccati” più gravi che tu possa commettere. È un segno di scarsa professionalità e, ancora peggio, di scarso rispetto nei confronti di chi è venuto ad ascoltarti. Pertanto non commettere mai l’errore di pensare  “casomai improvviso”, se non sei assolutamente certo di conoscere alla perfezione l’argomento che devi trattare. Questo perché l’improvvisazione, per riuscire bene, richiede grande preparazione. Ti sembra un paradosso? Credimi, non lo è. Infatti, solo uno speaker estremamente preparato è in grado, se necessario, di improvvisare un discorso completo ed efficace sul tema che è chiamato a presentare.
  2. Non leggere il tuo discorso: farlo significherebbe rivolgere la tua attenzione al foglio o alle slide, invece che al pubblico, ed è risaputo che un pubblico che non si sente osservato si distrae più facilmente. Inoltre, leggendo, non darai mai un tono naturale e coinvolgente alle tue parole, finendo per annoiare profondamente chi ti sta ascoltando.
  3. Non riciclare il tuo discorso: non rifare lo stesso discorso di fronte ad un pubblico diverso. Un discorso ripetuto più volte, senza variazioni, perde freschezza. Il pubblico si accorgerà dal modo in cui parli che gli stai rifilando “la solita solfa” e quindi smetterà di ascoltarti. Tu stesso rischi di annoiarti nel ripetere le solite cose decine di volte, e questo potrebbe trasparire dai tuoi gesti e dalla tua voce, limitando il coinvolgimento emotivo del tuo pubblico. Ricorda poi che il tuo discorso non deve essere rivolto a tutti, ma ad ognuno dei presenti. Se il pubblico penserà che hai preparato un discorso apposta per lui, sarà incline a prestarti maggiore attenzione.
  4. Non far durare il tuo discorso oltre i tempi stabiliti: che tu debba parlare nel corso di una lezione, di una riunione, di un meeting aziendale o di un convegno, con ogni probabilità dovrai concludere il tuo discorso entro una certa ora. Il mio consiglio è: non continuare a parlare oltre il tempo che ti è stato accordato. Il tuo pubblico, per quanto felice di ascoltarti, ha sicuramente altre cose da fare, e non apprezzerà di essere trattenuto oltre l’orario stabilito. Inoltre, se dopo il tuo intervento è previsto quello di altri speaker, il tuo dilungarti ti farà apparire poco rispettoso nei confronti dei tuoi colleghi.
  5. Non esagerare con le slide: le slide devono essere supporti visivi non sostituti visivi. Troppe slide rischiano di rendere il tuo discorso meno fluido e di distrarre il pubblico, che non saprà più se ascoltare te o leggere le slide. Anzi: dal momento che gli essere umani sono più attratti da ciò che vedono che da ciò che sentono, sappi che, con ogni probabilità, il pubblico sceglierà di ignorare te, preferendoti le immagini proiettate. Perciò, se proprio devi usare delle slide, fallo con moderazione. Evita di creare slide piene di parole e serviti piuttosto di immagini che il pubblico possa associare al tuo discorso, favorendone la comprensione.
  6. Non esagerare con i tecnicismi e le parole straniere: termini tecnici e parole straniere potrebbero mettere in difficoltà alcuni membri del pubblico. Se il loro utilizzo ti è indispensabile, assicurati di chiarirne il significato la prima volta che li introduci nel tuo discorso, in modo da poterli usare, in seguito, con la certezza di essere compreso da tutti.
  7. Fai un uso corretto di voce e pause: usa la tua voce al meglio per coinvolgere il pubblico. Non parlare troppo lentamente, per non suscitare un “effetto ipnosi”, ma nemmeno troppo in fretta, o il pubblico faticherà a seguirti. Serviti di pause ed escursioni tonali per sottolineare i punti fondamentali del tuo discorso e mantenere viva l’attenzione dei partecipanti.
  8. Fa si che ciò che dice il tuo corpo non contraddica ciò che dicono le tue parole: se costretto a scegliere tra credere alle tue parole o ai segnali che manda il tuo corpo, il pubblico crederà al tuo corpo, perché è più facile mentire con le parole che con il linguaggio non verbale. Per questo, se vuoi dare credibilità ed efficacia al tuo discorso, devi assicurarti che ciò che dici sia coerente con ciò che mostri.
  9. Osserva e ascolta il tuo pubblico: mentre parli, osserva le reazioni del tuo pubblico per capire se stai andando bene o se devi “correggere il tiro”. Borbottii, occhiate ostili, sguardi annoiati o sfuggenti non sono segnali positivi. Cerca di capire cosa non va nel tuo discorso, magari chiedendo ai partecipanti di intervenire o commentare quanto hai appena detto. Solo un clima disteso e positivo potrà garantire una buona riuscita della tua performance, perciò, ai primi segnali di tensione e malumore tra il pubblico, intervieni a ristabilire l’armonia.
  10. Interagisci con il tuo pubblico: quando prepari la “scaletta” con le fasi del tuo discorso, ricordati di lasciare un po’ di spazio libero per eventuali commenti e domande del pubblico. Sarai tu, ovviamente, a stabilire tempi e modalità di intervento: ciò che importa è che tu non dia mai ai partecipanti l’impressione che la loro presenza ed il loro coinvolgimento non contino per te, o si sentiranno autorizzati ad ignorarti a loro volta.
 
Allora? Che te ne pare di queste regole? Le hai sempre messe in pratica nei tuoi discorsi? In caso contrario, mettile alla prova la prossima volta che ti troverai a parlare in pubblico e poi fammi sapere com’è andata!
Se poi l’argomento ti interessa in modo particolare, qui potrai leggere un’altra, più celebre, lista di comandamenti del Public Speaking, quella che TED fornisce a tutti i suoi speaker prima dei loro interventi. Alcune regole somigliano a quelle che hai appena letto, altre sono pensate specificamente per il TED Talks, ma sono certa che le troverai comunque utili e di grande ispirazione.
E, se nel frattempo decidi di fare sul serio con il Public Speaking, visita la pagina dedicata ai miei corsi… la soluzione giusta per te è a portata di click!
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Parlare VS Comunicare: quando le parole non bastano

10/10/2015

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Blog Moletta Corsi Parlare Comunicare
Un detto famoso tra gli specialisti della comunicazione è “non si può non comunicare”. Ogni volta che ci troviamo di fronte a qualcuno, infatti, il nostro atteggiamento comunica qualcosa, anche se restiamo in assoluto silenzio. Non a caso spesso si parla di “silenzi eloquenti” o di gesti e sguardi  che “valgono più di mille parole”.

Da ciò possiamo dedurre che il linguaggio verbale, pur essendo lo strumento principe della comunicazione, è solo uno dei tanti mezzi che abbiamo a disposizione per esprimerci. Affinché il messaggio che vogliamo trasmettere sia pienamente compreso dal nostro interlocutore, infatti, le parole non bastano, e il loro significato dovrà essere rafforzato dall’utilizzo corretto e coerente di altri due strumenti: il linguaggio non verbale, noto anche come “linguaggio del corpo”, e il linguaggio paraverbale, dato dal tono di voce, dal ritmo e dalle pause.

Affinché la nostra comunicazione risulti efficace, i tre linguaggi appena menzionati (verbale, non verbale e paraverbale) devono essere coerenti tra loro. Questo concetto è fondamentale, perché una discrepanza tra questi tre linguaggi, oltre a diminuire l’efficacia della comunicazione, può dare al nostro interlocutore l’impressione che gli stiamo mentendo.

Pensa ad esempio all’ultima volta che hai visto un amico o un familiare con l’aria stanca, triste, abbattuta. Ti sei avvicinato e gli hai chiesto “hey, come va?” e lui o lei ti ha risposto in tono triste “bene”, senza perdere la sua espressione afflitta. Hai creduto davvero che quella persona stesse bene, solo perché te lo ha detto? Immagino di no. Ma se quella stessa persona avesse avuto un espressione sorridente e ti avesse risposto con voce allegra e squillante le stessa identica parola (“bene”) non avresti avuto dubbi su come si sentisse veramente. Nel primo caso hai dubitato perché il linguaggio verbale del tuo interlocutore contrastava con il suo linguaggio non verbale e paraverbale, dicendo l’esatto opposto di ciò che comunicavano questi ultimi. Inoltre, sempre grazie a questo esempio, possiamo renderci conto di come, quando c’è una discrepanza tra i linguaggi espressivi, noi tendiamo a credere a quanto ci dicono il linguaggio non verbale e quello paraverbale.

Secondo uno studio condotto nel 1967 dallo psicologo statunitense Albert Mehrabian, questi due linguaggi, oltre ad essere i più affidabili e veritieri, costituiscono il 93% del messaggio che raggiunge il nostro interlocutore. Solo il restante 7% della comunicazione avviene attraverso il linguaggio verbale, ossia attraverso le parole che utilizziamo per esprimerci. Sembra incredibile, non è vero? Eppure è così, salvo alcune ovvie eccezioni. Torna per un attimo con la mente sui banchi di scuola e immagina di dover essere interrogato sui Promessi Sposi: puoi guardare il professore dritto negli occhi, assumere una posa che trasuda preparazione e usare una voce calma e sicura, ma se alla domanda “Chi ha scritto I Promessi Sposi?” rispondi “Dante” un bel quattro non te lo leva nessuno. Questo per dirti che le percentuali che ti ho dato vanno prese con le pinze e riviste in eccesso o in difetto a seconda della situazione comunicativa in cui ti trovi.

Detto ciò, resta comunque vero che, per diventare un bravo speaker, dovrai passare altrettanto, se non più tempo a riflettere su come comunicare il tuo messaggio che non sull’elaborazione del tuo discorso. Questo perché non è tanto quello che dici, quanto come lo dici, che colpirà il tuo pubblico.

Per saperne di più, leggi il mio prossimo post sui segreti del linguaggio non verbale o clicca sulla pagina “corsi” per regalarti un’esperienza formativa che cambierà la tua vita relazionale e professionale.


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Speaker si diventa

9/10/2015

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Moletta Corsi diventare esperti public speaking
Bravi oratori non si nasce, si diventa. Certo, esistono persone cui riesce spontaneo parlare in pubblico con scioltezza ed efficacia, così come esistono persone portate per lo studio della matematica o delle lingue straniere. Tuttavia, dobbiamo sempre tener presente che questa predisposizione è un vantaggio, una marcia in più, ma non una caratteristica senza la quale non c’è speranza di diventare bravi speaker. Anzi, in alcuni casi, è vero proprio il contrario.

Spesso, infatti, chi ritiene di essere un “oratore nato” non si preoccupa di studiare le strategie e le tecniche che fanno di un intervento in pubblico un esempio di comunicazione efficace, e punta tutto sul suo “talento naturale”. Ora, se questo talento è realmente presente, lo speaker potrà ottenere dei buoni risultati nelle sue performance, ma difficilmente potrà eccellere, perché il successo di un bravo oratore dipende principalmente da un mix di preparazione tecnica e allenamento costante, e non dalla semplice predisposizione. In questo senso, un bravo speaker è come uno sportivo, una sorta di atleta della comunicazione che ha bisogno di esercitarsi costantemente, meglio se sotto la supervisione di un bravo coach.

Nel post precedente, ti ho dato 10 consigli fondamentali per superare la paura di parlare in pubblico perché, rimanendo all’interno della metafora sportiva, un atleta che sta per correre i 100 metri non può certo scendere in pista con le gambe che tremano! Ma ricorda: una volta superata la paura del pubblico, ti aspettano ancora alcune tappe prima di giungere a termine del tuo percorso lungo le vie del public speaking.

Per prima cosa, dovrai imparare a distinguere tra due concetti fondamentali: parlare e comunicare. Poi, quando avrai capito che cosa significa realmente comunicare, dovrai capire come riconoscere ed utilizzare gli strumenti, le strategie e le tecniche di comunicazione fondamentali per esprimersi in pubblico con sicurezza e competenza. Infine ti dovrai esercitare, esercitare ed esercitare ancora, finché tutto ciò che hai appreso non diventerà parte di te.

Solo allora possiederai tutti gli strumenti necessari per diventare uno speaker preparato e carismatico, in grado di conquistare l’interesse e la fiducia del pubblico. Ti sembra troppo difficile? Fidati, non lo è, perché tutte queste abilità sono già dentro di te, devi solo capire come riconoscerle e utilizzarle in modo più consapevole ed efficace. E credimi, con un piccolo sforzo potrai ottenere risultati straordinari!

Se vuoi saperne di più, leggi il mio prossimo post e, quando sarai pronto a metterti in gioco, clicca sulla pagina “corsi” e scegli il percorso di formazione più adatto a te. Non c’è momento migliore di questo per diventare uno speaker di successo e dare una svolta positiva alla tua vita relazionale e professionale!

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Dieci consigli per superare la paura di parlare in pubblico

9/10/2015

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Blog Moletta Corsi Paura Parlare in Pubblico
Un’indagine del National Institute of Mental Health ha rivelato che la fobia più diffusa tra gli americani è la glossofobia, ossia la paura di parlare in pubblico, che batte in percentuale sia la paura della morte che l’aracnofobia.

Insomma, in occasione di un funerale, un buon numero di americani preferirebbe trovarsi nella bara piuttosto che dover pronunciare l’elogio funebre… Ovviamente il mio esempio è un po’ esagerato, ma è pur vero che la paura di parlare in pubblico colpisce moltissime persone rivelandosi, in alcuni casi, in un vero e proprio handicap relazionale e professionale.

Se anche tu ti senti prendere dall’ansia ogni volta che devi prendere la parola di fronte a più persone, e ti riconosci nell’immagine dell’omino in cima al podio, allora sei capitato sul post giusto… Qui di seguito, infatti, troverai dieci consigli fondamentali che ti aiuteranno a sconfiggere definitivamente la paura di parlare in pubblico:

1. Usa la paura a tuo vantaggio: la paura di parlare in pubblico è totalmente irrazionale, ma fortemente radicata nell’essere umano, che la associa al timore di essere giudicato negativamente. La sola idea di poter fare una figuraccia o di rimanere senza parole di fronte a un gruppo di persone con gli occhi puntati su di noi ci manda letteralmente nel panico. Va però ricordato che questa stessa paura, se presente in misura moderata, può agire da propulsore e spingerci ad eccellere. Il segreto dunque, sta nel ridurre la paura, non nell’eliminarla del tutto.
Immagina di essere una gazzella: se di fronte a un leone tu non provassi alcuna paura, non ti daresti alla fuga e così facendo ti faresti catturare. D’altro canto, se fossi paralizzato dalla paura, te ne staresti sempre nascosto da qualche parte nel timore di essere avvistato, e finiresti per morire di fame. Quello che devi fare tu, gazzella, è andartene tranquillamente in giro, conservando però una paura sufficiente a tenere il tuo cervello in allerta. Solo così, quando il leone si avvicinerà, avrai tanta di quell’adrenalina in corpo da correre più forte di lui e metterti in salvo. Quindi ricorda: se vuoi essere reattivo e concentrato quando parli in pubblico, devi fare come la gazzella, e lasciare che nelle tue vene scorra una buona dose di adrenalina. Scoprirai che la paura può essere una valida alleata nel tuo cammino verso il tuo successo.

2. Impara a gestire i sintomi dello stress: ora che sai che devi convivere con un po’ di paura e di stress (o meglio di eustress, cioè stress “positivo”) ti insegnerò come ridurre al minimo lo stress negativo (distress) che potrebbe sabotare la tua performance.
Per prima cosa, nelle ultime ore che precedono la tua entrata scena, distraiti: i ripassi dell’ultimo minuto andavano bene a scuola forse, ma vanno evitati prima di tenere un discorso, specialmente se sei un tipo ansioso. Concludi tutti i preparativi la sera prima e poi dedicati ad attività rilassanti, avendo cura di evitare serate in discoteca e sforzi eccessivi in palestra, dato che il giorno dopo dovrai essere al top, sia fisicamente che mentalmente.
Lo stesso vale per ciò che devi fare immediatamente prima di salire sul palco: fai qualche esercizio di respirazione che ti aiuti a rallentare il battito cardiaco e ad ossigenare il sangue. Ti suggerisco di ripetere dieci volte questa sequenza di respiri profondi: inspira per quattro secondi, trattieni il respiro per due o poi espira per altri otto secondi. Se soffri di sudorazione eccessiva al corpo o alle mani, e questo ti crea disagio, lavati con un sapone astringente. Se hai la bocca o la gola secca, infila 2 o 3 cristalli di zucchero di canna sotto la lingua e la tua salivazione aumenterà. Se al contrario, soffri di ipersalivazione, beviti un caffè ristretto, ma non più di uno, o ridurrai la saliva ma aumenterai il nervosismo! Infine, prima di andare in scena, prenditi qualche minuto per te, fai gli esercizi di respirazione, sciogli i muscoli del viso, ascolta una canzone che ti rilassi (dandoti però la giusta carica) e poi pensa a qualcosa che ti rende felice o che ti fa sorridere (non ridere): se entri in scena con un sorriso il pubblico lo ricambierà, e non ti apparirà più come un nemico da temere!

3. Prepara il tuo discorso in anticipo: questo può sembrare un consiglio scontato, ma da quel che vedo e sento in giro, sono ancora troppi gli oratori che improvvisano i loro discorsi affidandosi al caso o al loro presunto “talento naturale”. Ho sentito molti giustificare la loro scelta di “andare a braccio” con frasi del tipo “chi improvvisa appare più spontaneo”, ma la realtà dei fatti dimostra che spesso e volentieri l’improvvisazione è solo l’inevitabile conseguenza di una grave impreparazione. Improvvisare, al contrario, richiede una preparazione enorme, perché solo chi ha una vasta e profonda conoscenza della materia che sta per trattare può permettersi di parlarne senza aver elaborato un discorso in precedenza. Chi improvvisa per impreparazione si fa scoprire subito, e di fronte alle domande del pubblico rischia di fare davvero delle pessime figure. Inoltre, se consideriamo il fatto che in molti casi la nostra paura di parlare in pubblico deriva dal timore di non essere sufficientemente preparati (ripensa per un attimo all’ansia che provavi a scuola prima di essere interrogato e capirai di cosa parlo) non avremo più scuse per non preparare in anticipo il nostro discorso.

4. Prova il tuo discorso… e poi riprovalo! Questo consiglio si ricollega direttamente al precedente, poiché non basta preparare un discorso (o una presentazione in Power Point) per assicurarsi di giungere preparati di fronte al pubblico. Il nostro discorso va preparato con largo anticipo e poi provato e riprovato. Se non abbiamo a disposizione un pubblico di amici o colleghi disposto ad ascoltarci, possiamo sempre provare di fronte allo specchio, così avremo anche l’opportunità di vedere come ci muoviamo mentre parliamo (affronteremo in un altro post l’importanza del linguaggio non verbale). Attenzione però: ripetere il discorso non significa impararlo a memoria, ma solo acquisire familiarità con i contenuti e con il modo e l’ordine in cui presentarli.

5. Studia il luogo in cui parlerai: parlare in un ambiente che ti è già familiare, ti aiuterà a sentirti meno in ansia, perciò, se possibile, visita il luogo in cui terrai il tuo discorso qualche giorno prima della tua performance: controlla che sia abbastanza spazioso e arieggiato, che l’acustica sia buona e che le sedie siano disposte in modo che tutti riescano a sentirti e soprattutto a vederti bene. Se così non fosse, fai le necessarie modifiche e falle in anticipo, non aspettare che il pubblico sia già in sala.

6. Controlla il funzionamento dei supporti audiovisivi: se durante il tuo discorso ti avvali di supporti  audiovisivi quali pc, filmati, slide o lavagne a fogli mobili (le cosiddette flipchart) assicurati che siano tutti perfettamente funzionanti con un anticipo sufficiente a permetterti di risolvere eventuali problemi tecnici. Salva la tua presentazione e i tuoi filmati su più supporti, controlla che i microfoni, le casse, i proiettori e i pennarelli che userai per scrivere alla lavagna funzionino. Sapere di avere (almeno) questi aspetti sotto controllo ti aiuterà ad affrontare la tua performance con maggiore tranquillità.

7. Conosci il tuo pubblico: molte delle persone che affermano di avere paura di parlare in pubblico si trovano però perfettamente a loro agio quando chiacchierano con un gruppo di amici, colleghi o familiari. Questo perché la paura del pubblico è anche la paura dell’ignoto, una paura che si può facilmente sconfiggere familiarizzando con i partecipanti prima della performance. Fai quindi il possibile per scovare il maggior numero di informazioni possibili sul tuo pubblico prima dell’incontro, ad esempio età, sesso, professione e livello di conoscenza della materia che andrai a trattare. Sapere qualcosa sulle persone che andranno a comporre la platea ti aiuterà inoltre ad adattare il tuo discorso alle esigenze di chi ti ascolta, un passo fondamentale se vuoi che tua comunicazione sia efficace. Se invece non hai l’opportunità di conoscere in anticipo il tuo pubblico, sii presente al momento di accoglierlo in sala. Se il pubblico non è particolarmente numeroso, riuscirai a scambiare una parola o una stretta di mano con tutti, così avrai già stabilito un clima familiare e disteso con ognuno dei presenti prima di affrontarli in massa. Vedrai che, se segui questo consiglio, il tuo livello d’ansia calerà sensibilmente.

8. Ricorda che il pubblico è dalla tua parte: nessuno viene ad ascoltare un discorso nella speranza di annoiarsi a morte o di assistere ad uno spettacolo pietoso. Ecco perché, almeno in principio, il pubblico sarà sempre dalla tua parte, pronto a fare il tifo per la buona riuscita della tua performance. Sta a te non deluderlo.

9. Preparati ad affrontare e gestire le obiezioni: mi è capitato spesso di assistere alle presentazioni di oratori brillanti che però, al momento di rispondere a una domanda o a una richiesta di approfondimento, annaspavano come pesci fuor d’acqua, finendo con l’apparire impreparati. Perciò, quando prepari il tuo discorso, vesti per un attimo i panni dell’avvocato del diavolo e chiediti che cosa potrebbe obiettare il tuo pubblico. Dal momento che sarai tu a decidere in quale momento del discorso lasciare spazio alle domande, ti sarà facile prevedere quali interrogativi potrebbe rivolgerti la platea. Se superi bene le prime domande, poi l’ansia svanirà e troverai la risposta giusta ai quesiti più complessi.

10. Guarda le cose da un altro punto di vista: spesso, prima di una presentazione, lo speaker è così preso dall’enormità del suo compito (o da quella che lui percepisce come un’enormità) che si scorda che, di fatto, quella presentazione occuperà solo qualche ora della sua vita e che ognuna delle persone presenti nel pubblico ha certamente pensieri più gravi su cui concentrarsi che non un lieve tremito nella voce dell’oratore, o il fatto che abbia svelato il secondo punto della cinquantesima slide assieme al terzo. Le nostre tragedie personali di speaker passano spesso inosservate agli occhi del pubblico (che non saprà mai che abbiamo le mani sudate o la tachicardia) perciò diamo loro il giusto peso. Chi aspira alla perfezione ha più probabilità di raggiungerla di chi se ne fa ossessionare.

Cosa pensi di questi consigli? Li hai trovati utili? Mi auguro di sì e spero che te ne servirai con successo nel tuo prossimo discorso in pubblico!

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    Autore

    Chiara Moletta, classe 1985, dottore magistrale in Lingue e Letterature Europee, Americane e Postcoloniali e specialista in tecniche e strategie di comunicazione efficace e assertiva applicate al Public Speaking.

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