Ma allora, verrebbe da chiedersi, come mai ci sono così poche donne speaker? Non c’è infatti bisogno di far riferimento a nessuno studio scientifico, né a statistiche d’oltreoceano, per accorgersi di come il numero di donne che prendono la parola in pubblico sia nettamente inferiore rispetto a quello dei loro colleghi maschi. Basta presenziare ad una convention o ad un qualunque congresso aziendale o politico, per toccare con mano quest’ennesima riprova della disparità di trattamento tra uomo e donna... e no: il raduno annuale delle casalinghe d'America non conta come prova contraria.
La verità è una, triste e semplice: la donna speaker è discriminata. Non solo, a parità di ruolo e preparazione, le vengono spesso preferiti colleghi dell’altro sesso, ma anche quando le viene data la possibilità di salire sul palco, la donna cade vittima di una serie di giudizi e pregiudizi che scoraggerebbero anche la speaker più tenace. Date un’occhiata a cosa si sta scrivendo in questi giorni sulla povera Hillary Clinton, in corsa nella campagna per le presidenziali americane, e capirete di cosa sto parlando…
Innanzitutto, ci si aspetta che una donna che prende la parola in pubblico sia di aspetto più che gradevole, o si corre il rischio che l’attenzione del pubblico cali. La nostra oratrice, però, non deve nemmeno essere troppo graziosa, o l’attenzione si focalizzerà immancabilmente su doti che esulano dalla sua proprietà di linguaggio e parte del pubblico inizierà a chiedersi come abbia fatto una ragazza così carina a guadagnarsi un posto sul palco… e, come potete facilmente immaginare, le ipotesi non saranno quasi mai lusinghiere per la lady in questione.
In poche parole, una donna speaker subisce una pressione fortissima, in aggiunta a quella che qualunque suo collega maschio si ritrova a fronteggiare quando prende la parola in pubblico.
In uno dei miei primissimi post, ho affermato che la paura di parlare in pubblico è il più grande ostacolo al successo di un oratore ed ho spiegato come questa forma di “ansia sociale” sia solo uno dei tanti volti dietro cui si cela un timore più grande: quello di essere giudicati.
Ora, se è vero che il primo ostacolo che uno speaker deve superare è la paura del giudizio, è facile intuire come, ancora oggi, molte donne rischino di fermarsi ai blocchi di partenza. Credo quindi che sia giusto, a pochi giorni dall’8 marzo, riflettere su quanto potenziale femminile sia quotidianamente sprecato e soffocato, e credo sia altrettanto doveroso invitare ogni donna che si troverà a leggere questo post a lottare per trovare, ritrovare e far sentire, la propria voce.
Buon 8 Marzo a tutte noi!